Un progetto che ha attraversato tumultuosamente i primi dieci anni del nuovo millennio e che dal 2011 si concretizzerà a Roma. Scopriamo insieme cosa ci aspetta.
E' a marzo 2001 che si parlò per la prima volta sui giornali di tutta Italia di un parco di divertimenti tematico da realizzarsi nei pressi della Città Eterna. Da allora sono trascorsi dieci anni e finalmente, a lavori freneticamente in corso, Rainbow MagicLand dovrebbe aprire i battenti entro la fine della primavera 2011. Ripercorriamo dunque le tappe che hanno portato a questa realizzazione e scopriamone organicamente i contenuti.
La storia
Il parco tematico è sempre stato legato fin dall'inizio al progetto di Polo Turistico Integrato destinato ad occupare un'area totale di circa 150 ettari situata lungo l'autostrada Roma-Napoli. Il progetto era della società Alfa Park del gruppo Draco spa di proprietà dell'imprenditore bresciano Mario Dora e comprendeva tre distinte funzioni terziarie:
* Settore tempo libero e divertimento (parco a tema)
* Settore ricettivo e sportivo (strutture alberghiere, centro congressi, campi da golf, centro benessere e altri servizi complementari alle strutture ricettive)
* Settore commerciale (factory outlet center)
A fine 2003 veniva inaugurato il primo stralcio del settore commerciale, costituito dal Fashion District Factory Outlet, impresa partecipata da Draco (holding bresciana di partecipazione attiva nel settore immobiliare), Earchimede (private equity) e Mixinvest spa (holding finanziaria), ma il parco restava solo sulla carta nonostante il susseguirsi nel tempo di annunci sull'imminente inizio dei lavori.
Preceduta a novembre 2004 da una conferenza stampa, nel febbraio successivo, in occasione della Borsa Internazionale del Turismo di Milano, veniva poi distribuita al pubblico una brochure di presentazione del progetto, curato dal concept designer Valerio Mazzoli, noto anche per essere stato titolare in passato insieme al fratello Claudio, dell'importante studio di progettazione Eagle Enterprises.
La struttura avrebbe dovuto essere composta da due aree distinte. La prima area, che poteva anche definirsi “pre-parco”, era composta dal City Village, che prevedeva libero accesso al pubblico seguendo l'esempio dei Citywalk Disney e Universal. La loro caratteristica è quella di presentare un'area ricreativa con negozi, ristoranti e locali vari, fruibili sia di giorno che, soprattutto, di sera. All'interno di quest'area avrebbero infatti dovuto essere collocati un teatro, una discoteca, 3 ristoranti a tema, 3 snack bar e 2 negozi di gadget e musica.
Il Parco tematico vero e proprio, accessibile a pagamento, sarebbe stato poi diviso in otto zone tematiche caratterizzate da 18 attrazioni per famiglie, 19 per bambini, 12 per i giovani, 5 teatri e 10 spazi entertainment destinati ad ospitare anche 2 spettacoli notturni. Come ulteriore corollario all'offerta interna, erano inoltre previsti 5 ristoranti, 7 tra free-flow e self-service, 13 bar e punti snack, 24 negozietti e 16 chioschi. Infine, 3 percorsi formativi ambientati nelle varie zone del parco per approfondire argomenti di storia, fisica e zoologia per coinvolgere pienamente anche il target legato alla scuola.
I temi affrontati nelle diverse aree si presentavano assai coinvolgenti - L'Antica Terra, Il Mondo dell'Aria, Il Mondo dell'Acqua, Il Mondo del Fuoco, Il Mondo delle Rocce, Il Mondo del Tempo, Il Mondo dei Vegetali, Il Mondo degli Animali - e le scenografie, stando agli artwork presentati, di livello assoluto. Un progetto favoloso sulla carta, ma che sollevava qualche dubbio negli addetti ai lavori sull'effettiva sostenibilità economica dell'intera operazione data la necessità di reperire poi un numero veramente impressionante di visitatori ogni anno, ben superiore ai già ottimistici 3 milioni previsti dai promotori dell'opera.
Poi però, nonostante l'inizio di alcune opere di escavazione iniziate a maggio 2005 ed eccezion fatta per i ciclici proclami di inizio lavori e conseguente ritocco dei cartelloni pubblicitari che annunciavano la data di apertura prevista, calò ancora il sipario sul progetto per diversi anni a seguire, mentre nel frattempo la stessa Alfa Park costruiva e inaugurava nella primavera del 2009 un piccolo ma interessante parco tematico - Miragica - a Molfetta (BA), sempre adiacente ad un Fashion District Factory Outlet.
Poi, finalmente, la svolta definitiva a Valmontone avviene con l'annuncio a luglio 2009 del fondamentale coinvolgimento - anche a livello economico - di Rainbow spa di Igino Straffi, creatore e gestore del licensing di un fenomeno mondiale come Winx Club e di altri personaggi che si rivolgono al target familiare come Monster Allergy, Huntik, Tommy & Oscar, Pixie e Prezzy. Cambia di conseguenza il nome del parco, che da Terra Magica diviene Rainbow MagicLand e con l'inizio effettivo dei lavori si scopre che è stato decisamente modificato anche il progetto esecutivo.
E' stato infatti eliminato il City Walk e sono state ridefinite le aree e i temi, questa volta ad opera di Art-Project, già sviluppatrice delle scenografie nel parco di Molfetta. Dunque, una rimodulazione dell'offerta più prudente e in qualche modo legata, oltre all'avvento di Rainbow, anche alla recente esperienza effettuata con l'apertura di Miragica? Lo scopriremo subito, ma non prima di effettuare una considerazione sul perché abbiamo voluto raccontare cosa è accaduto in questi 10 anni.
La storia di questo progetto, come abbiamo appena evidenziato, si è sviluppata lungo un arco di tempo decisamente lungo e ha dunque suscitato nelle diverse fasi - al di là delle purtroppo croniche e ben conosciute problematiche di tipo burocratico tipiche del Belpaese - ben più di una perplessità sui reali obiettivi di Alfa Park e sulla conseguente qualità finale del parco tematico qualora si fosse poi giunti alla sua apertura.
In sostanza, un grande centro commerciale come obiettivo principale utilizzando il parco tematico come “cavallo di troia” per alimentare le suggestioni che questi provoca presso la Stampa e gli amministratori pubblici. Specialmente se si parla di “nuova Disneyland Paris”, di diverse migliaia di nuovi posti di lavoro e di molti milioni di visitatori ogni anno.
Quello che tutti gli addetti ai lavori sanno, però, è che una “nuova Disneyland Paris” è impossibile da realizzare per tanti motivi e dunque il dubbio che si trattasse di una operazione che avrebbe portato, nelle migliore delle ipotesi, ad un parco di qualità mediocre, era forte. E' per questo che a inizio ottobre, con il cantiere pienamente operativo, siamo andati a verificare direttamente a Valmontone in che misura le aspettative che si sono create nel tempo attorno a questo parco potranno essere soddisfatte.
Collocazione geografica
La location è effettivamente ideale sotto diversi aspetti. L'estrema vicinanza alla città di Roma consente di avere un bacino di utenti molto elevato su cui calcolare l'indice di penetrazione, ma il vero plus è costituito dall'isocrona delle 2 ore di auto che comprende l'enorme bacino di Napoli - 180 km di autostrada - e quello comunque da non trascurare della costa abruzzese, con la stessa Pescara a soli 200 km di distanza.
Volendo dunque per il momento trascurare i flussi turistici di Roma - non ci troviamo di fronte, come si è detto, a Disneyland - le premesse per ottime performance in termini di presenze sussistono senza ombra di dubbio. La discriminante principale sarà come sempre la qualità del prodotto offerto e a questo punto la curiosità di scoprire cosa sta nascendo a Valmontone in questi mesi è molto elevata sia negli operatori che nel pubblico.
Layout e scenografia
La storia e la natura dei principali parchi di divertimento sorti in Europa e Italia nel secolo scorso è ben nota a tutti, insieme ai loro pregi e difetti. Risulta quindi ovvio che percorsi di successo come quelli operati ad esempio da Europa Park o Gardaland, che si sono sviluppati nei primi anni senza una particolare programmazione ma solo sotto la spinta dell'entusiasmo dei gestori e della risposta del pubblico, sono ormai impensabili.
Oggi è necessario un progetto organico e il più possibile soddisfacente fin dall'apertura perché il pubblico negli anni ha avuto modo di evolversi e di conoscere prodotti d'eccellenza grazie ai voli low cost e a una generale maggiore propensione allo spostamento verso quelle strutture che possono offrire ciò che in gergo viene definita “esperienza”. Questa si ottiene realizzando una struttura - un “non luogo”, come sostiene l'antropologo Marc Augè - che trasforma il visitatore nel protagonista di una storia da vivere all'interno di mondi fantastici ed avulsi dal contesto reale della vita di tutti i giorni. Imprescindibile diviene dunque l'ideazione di uno storyboard coinvolgente e l'inserimento di una scenografia importante in quantità e qualità.
Allo stesso tempo la necessità di regimare i flussi di pubblico, ottimizzare i servizi e prevenire le problematiche più comuni, fa si che ogni singolo elemento della struttura debba avere una collocazione logica e funzionale. E in questo caso stiamo parlando della progettazione del layout generale del parco. Con Rainbow MagicLand si è intervenuto su entrambi questi elementi e il risultato, almeno sulla carta, pare essere decisamente positivo.
La disposizione delle diverse aree tematiche è quella ormai riconosciuta come la più razionale e cioè attorno ad un lago centrale di medie dimensioni sulle cui rive insiste per lunghi tratti una viabilità pedonale secondaria, mentre quella primaria destinata a sopportare il maggiore flusso di pubblico si sviluppa - sempre ad anello - esattamente a metà strada tra il lago e la service road - riservata ai mezzi di servizio - che circonda esternamente l'intera struttura.
In questo caso, il vantaggio di potere progettare su un terreno vergine ha fruttato una service road che permette di gestire magnificamente tutti i servizi backstage sul retro dei diversi padiglioni che ospitano attrazioni, negozi, ristoranti e teatri. Questa è una caratteristica che ben pochi parchi possono oggi vantare in Europa e consente di gestire al meglio tutto quello che spesso l'ospite nemmeno lontanamente sospetta. Una complessa serie di attività che per ottimizzare i costi, i tempi e le performance nei servizi, ha bisogno di ampi spazi e facilità di accesso. Tutto rigorosamente nascosto agli occhi del pubblico per preservarne l'esperienza. Andiamo dunque a scoprire che tipo di prodotto verrà loro presentato all'apertura del parco.
Oltrepassando i tornelli di ingresso, i visitatori vengono immediatamente catapultati all'interno di un mondo che attinge a piene mani dalla bibliografia Fantasy. La scenografia è veramente di alto livello ed è profusa in dosi massicce con una soluzione di continuità che, pur nelle differenze tra le diverse aree tematiche, mantiene un filo comune tutto sommato coerente. Lo stile scenografico della Main Street, ma non solo, presenta diverse assonanze - nei limiti di volumi ovviamente diversi - con quello dell'area Port of Entry di Universal's Islands of Adventure di Orlando in Florida.
L'impatto è dunque molto positivo anche sotto questo aspetto e non mancherà di suscitare l'entusiasmo del pubblico che non è abituato a questa tipologia di tematizzazione perché tipica solo dei parchi Disney, Universal e di alcune recenti realizzazioni in specifiche aree dei più importanti parchi europei. Rainbow MagicLand è dunque il primo parco italiano di grandi dimensioni che inserisce una tematizzazione completa di tutte le sue aree fin dalla sua inaugurazione.
Il tema della Magia e del Fantasy, filo conduttore della storia che vivranno gli ospiti, è dunque declinato scenograficamente con la realizzazione di ambientazioni che spaziano tra antichi castelli, misteriose rovine, evocazioni delle gesta di coraggiosi eroi e quelle più fantasiose e meno credibili di avventurieri un po' spacconi. Non potevano poi logicamente mancare i potenti maghi e soprattutto le fate.
La partnership con Rainbow ha infatti prodotto un'area teneramente colorata e dedicata al mondo delle Winx, su cui troneggia maestoso il rosato Castello di Alfea. Altra coloratissima area è quella pensata per i bambini, dove sono collocate numerose piccole attrazioni destinate a concedere un momento di relax anche ai genitori, anche se la mancanza di alberature sufficientemente sviluppate, data la recente messa a dimora, renderà rara la presenza di spazi all'ombra.
Tutte le attrazioni sono dunque inserite in un contesto scenografico di forte impatto e questo contribuirà sicuramente ad aumentarne il valore agli occhi dei visitatori. Lo stesso dicasi per i negozi e i punti ristoro, che in alcune situazioni diventano essi stessi un'attrazione da godersi anche solo osservandoli.
Le attrazioni
La scelta effettuata dai progettisti risulta chiara fin dall'inizio: Rainbow MagicLand si rivolge principalmente alla famiglia e la conseguenza è che viene privilegiata quella tipologia di attrazioni che coinvolge maggiormente questo tipo di target. Non sono comunque stati dimenticati i teenagers e il loro desiderio di emozioni più intense, dal momento che ben visibili da ogni area del parco si staglieranno nel cielo le sagome di un sinuoso launch coaster e di una imponente torre di caduta alta 70 metri. Entriamo ora nel dettaglio delle singole attrazioni, suddividendole in tre categorie:
Giovani
Collocato in buona parte sulla riva del lago in prossimità dell'ingresso del parco, un coaster lanciato prodotto da Maurer & Söhne. Il punto di forza dell'attrazione si basa su un sistema di lancio di tipo elettromagnetico con veicolo singolo da 6 posti. La corsa vera e propria è preceduta da un breve tratto percorso a bassa velocità, nel quale sono inseriti alcuni elementi scenografici. Il lancio iniziale permette di ribaltare la sensazione tipica del coaster a gravità - attesa ed ansia crescente nel passeggero durante la salita - anticipandola fin dai primi istanti. Si raggiungono quasi i 100 km/h in poco più di tre secondi e dopo questa frustata iniziale, il tracciato si sviluppa filante e senza sollecitazione estreme, presentando una figura inedita nel panorama italiano come il loop senza capovolgimento della vettura. Sicuramente un buon prodotto, non esageratamente estremo, ma che soddisferà certamente il pubblico amante delle sensazioni forti.
Collocata sul fronte opposto, sempre nelle vicinanze del lago, una Torre di caduta - shot & drop - prodotta da Visa SBF. L'altezza complessiva di 70 metri consente di gestire i diversi cicli di caduta e salita sfruttando un più che discreto spazio di operatività in verticale, con conseguenti piacevoli - per chi ama il genere - sollecitazioni in termini di forze G.
All'interno di un grande padiglione coperto è poi stato inserito uno spinning coaster realizzato da Maurer & Söhne. Il percorso, interamente al buio, inizia con una breve lift e si sviluppa tra saliscendi e curve per una lunghezza di circa 400 metri. Il veicolo ospita 4 persone e può ruotare liberamente attorno al perno centrale del carrello, per cui tutte le curve del binario e la differenza di peso fra gli ospiti producono una rotazione più o meno accentuata durante la corsa. La durata dell'esperienza risulta forse un po' troppo breve, ma si tratta comunque di una tipologia di attrazione che ha riscontrato un alto indice di gradimento da parte del pubblico nei parchi in cui è già stata installata, come ad esempio - pur se con dimensioni e scenografie più importanti - presso Phantasialand e Walt Disney Studios Paris.
Famiglia
Diverse le attrazioni di ottimo livello, che risultano essere fruibili sia dalla famiglia che dal target giovanile. Da segnalare un mine train prodotto da Vekoma, che abbina una discreta tematizzazione ad una tipologia di percorso che da sempre riscuote un grande successo presso gli ospiti. Si tratta dell'unica grande attrazione completamente circondata dai percorsi di transito del pubblico e di conseguenza la sua visibilità anche dall'esterno è massima. I passaggi dei treni diventano quindi a loro volta un'attrattiva per i visitatori meno coraggiosi.
Risulterà poi molto apprezzato anche lo spillwater realizzato da Intamin AG. La particolarità di questa attrazione, molto simile a “Fuga da Atlantide” di Gardaland, è di avere una porzione di percorso indoor e una scenografia imponente e suggestiva. I barconi, che possono ospitare 20 passeggeri, navigano su un percorso coinvolgente e affrontano due discese spettacolari tra alte cascate.
Altra attrazione d’acqua, meno visibile dall'esterno in quanto il canale all'interno del quale navigano i gommoni da 9 posti è collocato per buona parte sotto il livello del piano calpestabile, è il river rafting marchiato Intamin AG. Anche in questo caso la tematizzazione sarà importante lungo l'intero percorso, che nel tratto finale sarà al coperto.
L'azienda italiana Gosetto ha realizzato un suspended dark-ride caratterizzato da un binario a soffitto che sostiene navicelle da 4 posti su 2 file che possono ruotare di lato per permettere ai passeggeri di osservare meglio le scene poste sui lati. Su scala ridotta ricorda molto come tipologia quella di “Peter Pan Flight” dei parchi Disney.
Abbiamo poi una seconda attrazione indoor, a doppia firma Hytecnology e Alterface. Si tratta di un dark-ride interattivo che i passeggeri percorrono a bordo di una vettura posta su binario a terra. Le vetture sono dotate di pistole che consentono agli ospiti di interagire, sparando, con le proiezioni su schermo che si susseguono all'interno del percorso. E' ovviamente presente anche un display su cui viene riportato il punteggio ottenuto durante la corsa.
Il parco sarà visibile dall'alto grazie ad uno Sky Shuttle di produzione Vekoma identico a quello installato nel 2000 a Gardaland col nome di “Flying Island”. L'attrazione è caratterizzata da un braccio di circa 40 metri con un fulcro a 10 metri su colonna, che solleva una navicella circolare che può ospitare oltre 100 persone, ruotando contemporaneamente su se stessa. Il braccio, opportunamente dotato di un contrappeso, si solleva idraulicamente con un sistema misto idraulico/meccanico di livellamento della navicella.
All'interno di un gigantesco padiglione posizionato dietro il Castello di Alfea viene poi ospitato un planetario che permette sia la proiezione di documentari educational, che di filmati 3D sfruttando la parte inferiore dell'immenso schermo di proiezione.
Nel sottosuolo è stata inserita anche una classica mad house di produzione Vekoma, già presente a Gardaland col nome di “Magic House”. Questa tipologia di attrazione consta di un tamburo libero di ruotare di 360° su due assi, mosso da motori elettrici, nel cui interno è posizionata una piattaforma coassiale - destinata ad ospitare i passeggeri - che può pendolare di ± 30 °, mossa da attuatori idraulici. Le diverse combinazioni dei moti generano negli ospiti la sensazione di perdita dell'equilibrio e del sovvertimento delle leggi fisiche cui sono abituati nella vita normale.
Da segnalare anche un'imponente giostra cavalli a 2 piani del diametro di 11 metri realizzata da Bertazzon, azienda rinomata per l'altissima qualità su attrazioni di questa tipologia e un family-junior coaster targato Vekoma, molto compatto e tutto sommato piuttosto breve, ma utilissimo per favorire un approccio soft anche ai più piccoli al mondo delle montagne russe.
A completare l'offerta per la famiglia troviamo poi un grande teatro da circa 800 posti, una tensostruttura destinata ad ospitare gli spettacoli sul ghiaccio, un teatro di minori dimensioni destinato ad ospitare spettacoli live e uno spazio all'aperto prospiciente il lago in cui sono previsti spettacoli notturni sull'acqua.
Bambini
Decisamente elevata l'offerta per i bambini, che all'interno di un'area tematizzata a loro dedicata possono trovare una serie di prodotti marchiati Visa/SBF come kiddie train, kiddie coaster, tazze rotanti, mini ruota panoramica, free style, bees jets, mini rapide, pop up e air balloons. Presenti anche un mini autoscontro di produzione Gosetto, una torre Heege, un playground acquatico realizzato da Pozza e le fontane danzanti installate da Neon Alpina.
In definitiva, un'offerta variegata e di buon livello che dovrebbe potere accompagnare il parco nei primi due anni di attività mettendolo ragionevolmente al riparo dai disagi tipici delle giornate con picchi di affluenza minimi e massimi. Questo senza naturalmente dimenticare che alcune giornate dell'anno possono risultare traumatiche e devastanti anche in strutture ben più rodate nella gestione di personale, pubblico, attrazioni e servizi.
Rainbow MagicLand è dunque una scommessa che nel 2011 partirà poggiandosi su ottime basi di partenza teoriche - posizione geografica, qualità scenografica, numero e tipologia di attrazioni, negozi e punti ristoro - ma che solo all'atto pratico potrà ricevere le prime risposte. Confidando che siano positive, nell'interesse non solo di Rainbow MagicLand, ma dell'intero settore, che ne trarrebbe una formidabile iniezione di fiducia per il futuro.